Da Inter e Milan si attende (a giorni) una nuova alternativa progettuale da presentare al Comune di Milano, ma prima di una decisione definitiva i club sono pronti ad aspettare l'esito del voto del 2021. Il comitato dei cittadini lotta vuole un vincolo sul Meazza e spinge per la ristrutturazione. Dietro al nuovo impianto ci sono però gli 1,2 miliardi del maxi progetto immobiliare. Il presidente del Milan, con la sua rete di conoscenze, è uno degli attori principali. L'assessore allo Sport Guaineri è stata socio di studio del suo legale: "Mai occupata delle sue pratiche”
Fine primo tempo a San Siro. La partita urbanistico-immobiliare sul nuovo stadio di Milan e Inter è ancora tutta da giocare ma gli animi sono già tesi. Un nuovo passo avanti è previsto in questi giorni: dai club si attende una nuova alternativa progettuale da presentare al Comune di Milano. Tre i punti focali: chi sarà il vincitore fra i progetti “La Cattedrale” e “Gli anelli di Milano” sviluppati rispettivamente dagli studi di architettura Populous e Manica/Sportium. L’intesa sul canone d’affitto che le squadre avrebbero voluto non pagare e che invece dovranno sborsare se vogliono fare la nuova struttura. Infine il nodo cruciale delle volumetrie.
Il Piano di governo del territorio (Pgt) di Milano fissa l’indice di edificabilità a 0,35 mq/mq. Rossoneri e nerazzurri volevano quasi il doppio, 0,67, sin da quando nell’estate 2019 hanno presentato il primo studio tecnico di fattibilità sotto lo slogan “Rivali in campo ma insieme per il calcio”. La giunta meneghina ha provato a mediare a 0,51 recependo in parte le 16 condizioni fissate dal consiglio comunale. Che avrà comunque l’ultima parola di fronte ai progetti definitivi. Molti a Milano pensano che Milan e Inter stiano comprando tempo. Almeno fino alle elezioni cittadine del 2021 per trovarsi a trattare con un Palazzo Marino con nuovi equilibri politici e più morbido. Al momento l’ultima dichiarazione è quella del sindaco, Beppe Sala, che esprime la posizione della giunta. “Non possiamo ostacolare l’idea di un nuovo stadio”. Perché? “Siamo proprietari di un’area che è in affitto alle due squadre – dice il primo cittadino – se dicessimo ‘qua no’, rimarremo con il cerino in mano, con San Siro vuoto con le ragnatele”.
La battaglia dei cittadini
La partita su cosa fare della “Scala del Calcio” coinvolge però anche la cittadinanza. Attivisti, con corredo di architetti e urbanisti vicini al comitato “Gruppo Verde San Siro”, da mesi si materializzano alle serate di presentazione dei progetti. Per mostrare le loro cifre sulla ristrutturazione dello stadio esistente, rispetto alla costruzione ex novo: sostengono che si possano dimezzare i costi (1,2 miliardi vs 624 milioni) e lasciare invariate le opere di urbanizzazione, calcolate in 80 milioni.
Se l’idea di riuscire ad affossare il progetto sembra uscire dal libro dei sogni, il Comitato di Coordinamento San Siro sta mettendo i bastoni fra le ruote: il 17 ottobre, nel prato di via Tesio, accanto allo stadio, è stata organizzata una nuova manifestazione. Grazie a loro il dossier adesso è al ministero dei Beni culturali: chiedono che sia fissato un vincolo storico relazionale sullo stadio Meazza. È una particolare tutela per beni importanti a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, della tecnica, dell’industria e della cultura. Lo stadio di Milano potrebbe rientrare nella definizione e di certo l’iter partirà, con il “Gruppo Verde San Siro” nella condizione di essere una spina nel fianco ai progetti di club e Comune di Milano. Dal conto loro Milan e Inter sventolano la cosiddetta “Legge Stadi” e due recenti modifiche volute da Italia Viva alla legge 96 del giugno 2017. Agli articoli sugli “Investimenti per eventi sportivi” è stato aggiunto in particolare un comma. Dove si legge “che l’esigenza di preservare il valore testimoniale dell’impianto” è subordinata rispetto a quella di “garantire la funzionalità dell’impianto medesimo ai fini della sicurezza, della salute e della incolumità pubbliche, nonché dell’adeguamento agli standard internazionali e della sostenibilità economico – finanziaria dell’impianto”. Una questione a cui gli attivisti oppongono l’inserimento dell’attuale Meazza nella lista Uefa dei potenziali stadi per ospitare le finali di Nation League 2021.
Gli interessi immobiliari
Ma fin qui, è la battaglia dei cavilli. Proprio sulla sostenibilità economico-finanziaria invece – come si legge fra le righe anche nelle parole di Beppe Sala – Milan e Inter si giocano l’occasione di portare a casa una vittoria su tutta la linea. Già durante le trattative con il Comune per il nuovo maxi progetto immobiliare su San Siro hanno puntato su questo tema. “Non stiamo parlando di uno stadio ma di un intervento edilizio e immobiliare in cui lo stadio è la scusa e il pretesto: il problema non è se costruiamo o meno, ma cosa costruiamo” dice il portavoce dei Verdi in città, Andrea Bonessa. Fanno gola alla Milano provata dal Covid i 3.500 posti di lavoro che Milan e Inter promettono dal nuovo distretto e gli 1,2 miliardi del maxi progetto immobiliare dove l’abbattimento, o la rifunzionalizzazione, del “Giuseppe Meazza” sono solo tasselli di un mosaico più grande. Mosaico in cui si inseriscono (anche) altri attori. Che guardano, per ora, dagli spalti: è il caso del colosso americano dell’immobiliare Hines. Ha rilevato a fine aprile l’area dell’ex Trotto adiacente a San Siro. Per farne un nuovo distretto residenziale milanese con centinaia di appartamenti. Il ramo italiano della società è guidato dal manager 36enne Mario Abbadessa. Che durante una partecipazione a Porta a Porta lo scorso 18 giugno ha lanciato un j’accuse proprio contro L’assessore allo Sport – Poi ci sono i mondi della Milano che conta. L’assessore allo Sport del Comune, Roberta Guaineri, ha lavorato per anni fianco a fianco con il collega Enrico de Castiglione. Chi è? Lo storico avvocato di Paolo Scaroni, presidente del Milan, banchiere e manager. De Castiglione ha difeso Scaroni nel processo Saipem-Algeria in cui l’ex amministratore delegato di Eni è stato assolto dall’accusa di corruzione internazionale. Lo difende oggi nel processo Eni-Nigeria per la maxi tangente da 1,1 miliardi. La sentenza di primo grado è attesa per l’inizio dell’anno prossimo. Guaineri e De Castiglione nel 2016 hanno dato vita allo studio legale “de Castiglione Guaineri e associati”, eredità dello studio “Moro Visconti de Castiglione Guaineri” fondato nel 2001 assieme a uno dei più autorevoli penalisti italiani, Alberto Moro Visconti. L’assessore allo Sport di Milano smentisce qualunque problema di opportunità. Sentita da ilfattoquotidiano.it Guaineri fa sapere che “lo studio ha assistito le società di cui Scaroni era amministratore delegato dal 1989”. L’assessore “è entrata nello studio nel 1994 e non si è mai occupata di quelle pratiche”. Dall’inizio del 2020 invece Roberta Guaineri “ha aperto ed è titolare del settore del diritto penale societario nello studio Nctm, una della law firm più importanti d’Italia”. comitati cittadini. In grado di impantanare opere cruciali per anni con ricorsi e controricorsi. Hines non è direttamente coinvolta nella partita su San Siro, ma solo di riflesso. Se il Meazza rimane in piedi, viene ridimensionato o abbattuto, per chi deve costruire appartamenti a qualche decina di metri di distanza fa tutta la differenza del mondo.
L’assessore allo Sport
Poi ci sono i mondi della Milano che conta. L’assessore allo Sport del Comune, Roberta Guaineri, ha lavorato per anni fianco a fianco con il collega Enrico de Castiglione. Chi è? Lo storico avvocato di Paolo Scaroni, presidente del Milan, banchiere e manager. De Castiglione ha difeso Scaroni nel processo Saipem-Algeria in cui l’ex amministratore delegato di Eni è stato assolto dall’accusa di corruzione internazionale. Lo difende oggi nel processo Eni-Nigeria per la maxi tangente da 1,1 miliardi. La sentenza di primo grado è attesa per l’inizio dell’anno prossimo. Guaineri e De Castiglione nel 2016 hanno dato vita allo studio legale “de Castiglione Guaineri e associati”, eredità dello studio “Moro Visconti de Castiglione Guaineri” fondato nel 2001 assieme a uno dei più autorevoli penalisti italiani, Alberto Moro Visconti. L’assessore allo Sport di Milano smentisce qualunque problema di opportunità. Sentita da ilfattoquotidiano.it Guaineri fa sapere che “lo studio ha assistito le società di cui Scaroni era amministratore delegato dal 1989”. L’assessore “è entrata nello studio nel 1994 e non si è mai occupata di quelle pratiche”. Dall’inizio del 2020 invece Roberta Guaineri “ha aperto ed è titolare del settore del diritto penale societario nello studio Nctm, una della law firm più importanti d’Italia”.
Da una donna all’altra. Se l’avvocatessa e assessore allo Sport ha i redditi più alti della giunta milanese (388.421 euro nel 2019), nel consiglio di amministrazione di Eni si è seduta un’altra avvocatessa che nel capoluogo lombardo conta parecchio: Ada Lucia De Cesaris. Ex vicesindaco e assessore all’urbanistica con Pisapia, renziana di ferro, nel 2016 regia dietro la nomina di Beppe Sala a candidato sindaco di Milano orchestrando l’operazione “Elfo Puccini”, quando il 7 gennaio di quell’anno l’ex amministratore delegato di Expo si prende, sul palco del teatro milanese, gli endorsement di quasi tutti gli assessori in carica a quattro mesi dalle elezioni. De Cesaris la scorsa primavera è stata nominata dal ministero dell’Economia nel board del colosso petrolifero italiano e nel cda di Cdp Immobiliare. Fra il 2015 e il 2017 è stata partner proprio di Nctm, tra i più importanti studi legali di diritto commerciale in Italia. Uno dei soci fondatori dello studio? È il marito dell’assessore Guaineri, Alberto Toffoletto. Il fratello, Franco Toffoletto, giuslavorista di peso nella penisola, è sposato invece con Maurizia Carla Villa, managing director di Korn Ferry, una società di cacciatori di teste. Il sindaco Giuseppe Sala l’ha nominata a gennaio nel consiglio di amministrazione della Fondazione Milano-Cortina 2026 per i Giochi Olimpici invernali.
Il ruolo di Scaroni
Paolo Scaroni, l’ex manager del Cane a sei zampe, è stato messo a capo di via Aldo Rossi dalla proprietà americana dei rossoneri: il Fondo Elliott. Gli americani si sono ritrovati fra le mani la totalità delle azioni del “Diavolo” (attraverso la Rossoneri Sport Investment Luxembourg) nel luglio 2018. Dopo che l’ex proprietario, il cinese Yonghong Li, che aveva acquistato il club da Silvio Berlusconi, si è rivelato inadempiente su un prestito multimilionario. Quasi un ospite non gradito per Elliott il Milan. Siamo negli anni in cui non brilla né dentro, né fuori dal campo. Tanto che si inseguono i rumors che danno Elliot uscente dai rossoneri una volta incamerato il progetto stadio per alzarne la quotazione. Nel frattempo la corporation americana fondata da Paul Singer si muove sul mercato italiano. Partecipa infatti ad alcune delle partite economico-finanziarie più importanti della penisola: per esempio quella sulla società della rete unica nazionale per l’acelerazione dello sviluppo digitale dell’Italia. Operazione a regia Cassa depositi e prestiti.
Il Fondo statunitense è infatti dentro Tim, che cammina a braccetto con Open Fiber (50% Cdp Equity, 50% Enel) nel neonato progetto. Cosa c’entra con il calcio? Oltre agli stadi, c’è il business dei diritti tv. Il 13 ottobre la Serie A è arrivata ad una decisione storica dopo il summit del 28 settembre fra le tre big (Milan, Inter, Juventus) proprio a Casa Milan. La gestione dei propri diritti televisivi verrà affidata a una media company la cui governance sarà di fatto condivisa con i fondi di private equity. Ha vinto l’offerta di Cvc Capital Partners in cordata con Advent International e Fondo Strategico Italiano. Favoriti sulla carta sin dall’inizio, hanno messo sul piatto 1,6 miliardi di euro e diversi opzioni per partecipare al 10 per cento del capitale della nuova MediaCo costituita dalla Lega per la commercializzazione dei diritti audiovisivi e per lo sfruttamento dei diritti di immagine e sponsorizzazione. La cordata vincitrice, che ora può trattare in esclusiva e senza concorrenti con la Serie A, si è scelta come advisor dell’operazione la banca d’investimento Rothschild. Che agisce anche al fianco di Tim sulle trattative riguardanti la costituzione della rete unica. Chi c’è in Rothschild Italia? Paolo Scaroni, che ne è vicepresidente dal 2014.