Ora sta circolando un appello, rivolto al sindaco Sala e al presidente del Consiglio comunale di Milano Lamberto Bertolé, che chiede almeno trasparenza sull’operazione.
È già stato sottoscritto da personalità come Nando dalla Chiesa e la verde Elena Grandi e può essere firmato su change.org. “Da cittadini milanesi impegnati nella lotta alla mafia, alla corruzione e all’evasione fiscale, nonché nella promozione della trasparenza nella pubblica amministrazione”, dice l’appello, “giudichiamo in maniera estremamente negativa il fatto che a oggi Milan e Inter non abbiano ancora risposto alla richiesta, fatta il 4 ottobre 2019 dal presidente della Commissione comunale antimafia David Gentili, di dichiarare il proprio titolare effettivo, cioè la o le persone fisiche che possiedono oppure controllano direttamente o indirettamente i due enti con cui l’amministrazione sta trattando”.
Il problema, sollevato già dieci mesi fa da Gentili, è: chi sono davvero le entità Milan e Inter, società possedute da fondi esteri a cui non è possibile dare un volto? “Di fronte a un intervento di tale importanza dal punto di vista economico, che andrà a modificare l’assetto urbanistico, oltre a trasformare uno dei simboli della nostra città”, continua l’appello, “crediamo non si possa restare a guardare e fare finta di niente. Anche alla luce della fama di ‘avvoltoio’ del fondo Elliott, proprietario del Milan, quali garanzie ha la città di Milano che non ci troviamo di fronte a investitori interessati alla mera speculazione, che non credono davvero nello sviluppo del nostro territorio? Vi sembra giusto sottoscrivere una concessione, un contratto d’appalto o una convenzione urbanistica con qualcuno di cui non si conosce l’identità? E soprattutto: se non conosciamo gli investitori, quale garanzia abbiamo sulla provenienza dei capitali investiti?”.
“Il recente scandalo finanziario che ha visto in minima parte coinvolta anche Generali, con i dividendi di alcuni titoli obbligazionari finanziati dai proventi di diverse società, alcune delle quali legate alla ’ndrangheta, dovrebbe metterci in allarme per tutelare la città, la sua storia e i suoi simboli da eventuali aggressioni di capitali sporchi, considerata l’accertata importanza strategica che Milano ha rivestito e riveste nelle dinamiche criminali legate al riciclaggio internazionale di denaro sporco, messo in luce da diverse inchieste della Direzione distrettuale antimafia in questi anni”. Aspettiamo risposte.
Noi vi ricordiamo il meccanismo: se ristrutturi il Meazza, ottieni soltanto uno stadio rinnovato. Se invece lo abbatti e lo edifichi nuovo, grazie alla "legge sugli stadi" puoi costruire un sacco di roba attorno che con gli stadi non c’entra nulla, ma che fa incassare una montagna di soldi. Certo, bisogna dimenticare l’articolo 305 della stessa legge sugli stadi: “Gli interventi dovranno essere realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti”.
Ecco dunque i nuovi progetti, che permettono di realizzare il vero affare, che non è lo stadio: 180 mila metri quadrati di spazi commerciali, 66 mila di uffici, 15 mila di hotel, 13 mila per intrattenimento, 5 mila di spazio fitness, 4 mila di centro congressi.
Milano 13/11/2020
La Redazione
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