Il comune di Milano non ha ammesso i due referendum proposti per il nuovo stadio.
Il parere degli uffici comunali è che sia difficile sostenere l’ammissibilità dei due referendum da un punto di vista tecnico.
Secondo i tecnici infatti, è possibile mantenere la struttura attuale, ma i lavori di ristrutturazione potrebbero causare problemi alle due squadre in corso d'opera, dato anche dal fatto che la capienza sarebbe notevolmente ridotta, senza garantire le prestazioni di uno stadio di ultima generazione. Ora tocca al Collegio dei Garanti, che dovrà esprimere il proprio giudizio vincolante sull’ammissibilità o meno dei referendum entro il prossimo 3 agosto.
Intanto I comitati salva-Meazza dichiarano: “Sala vuole evitare il confronto su San Siro e denunciamo come il sindaco Sala e l’amministrazione stiano cercando, con tutti i mezzi, di evitare sia il confronto, sia il giudizio della cittadinanza su un intervento che interessa un bene pubblico e una vasta area della città».
È piuttosto dura la reazione del Comitato promotore dei referendum contro il nuovo stadio di San Siro alla bocciatura, da parte del Comune, dei quesiti.
Come anticipato, gli uffici di Palazzo Marino hanno dato un giudizio negativo sulla fattibilità tecnica e contabile dei referendum. Un parere, quello dei tecnici, previsto come passaggio obbligato dal Regolamento comunale che norma gli istituti partecipativi. Uno step che precede il responso, vincolante, del Collegio dei Garanti: saranno loro infatti, anche sulla base delle considerazioni dei dirigenti comunali, a dover decidere se dare o meno il via libera ai due referendum.
C’è tempo fino al 3 agosto, ma il verdetto potrebbe arrivare anche nei prossimi giorni. I portavoce del Comitato Referendum X San Siro, che accusano Palazzo Marino di voler «influenzare» il «parere dei Garanti», attaccano: quelle degli «uffici» sono «tesi pretestuose che ricalcano le opinioni dei fondi immobiliari privati, i quali propongono la speculazione edilizia sull’area di San Siro». Non vanno tanto per il sottile, insomma, e annunciano ricorsi: «Preannunciamo, fin da oggi, che non lasceremo nulla di intentato e perseguiremo tutte le azioni legali e politiche per garantire alle cittadine e ai cittadini il diritto democratico di esprimersi».
Fino ad oggi i promotori dei referendum hanno raccolto le oltre 1.400 firme necessarie per presentare i quesiti ai Garanti. Qualora fosse dato l’ok — opzione su cui scommettono in pochi — ne servirebbero in tutto 15 mila per far votare i milanesi che dovrebbero esprimersi, nel caso, su due referendum.
Il primo, propositivo, chiede in sintesi di salvaguardare il Meazza nella sua attuale funzione senza edificare un nuovo stadio a San Siro e di avviare un concorso internazionale per la ristrutturazione della Scala del calcio e per la riqualificazione della zona intorno.
Il secondo, abrogativo, chiede di cancellare la delibera di giunta che, a novembre dello scorso anno, ha dichiarato l’interesse pubblico sulla costruzione di una nuova casa per Inter e Milan.
In attesa del responso, il 3 agosto è stata convocata a Palazzo Marino una commissione congiunta Ambiente, Urbanistica, Sport e Olimpiadi. Ad annunciarlo è il capogruppo di Europa Verde Carlo Monguzzi, da sempre in prima fila contro la demolizione del vecchio Meazza: «Chiediamo la partecipazione del coordinatore del dibattito pubblico Andrea Pillon e dell’assessore Giancarlo Tancredi affinché ci illustrino procedure, tempi e tutte le questioni sul tavolo». E attacca: «Il Comune deve garantire la possibilità di espressione e partecipazione dei cittadini favorendo lo svolgimento del referendum anche contro il parere dei dirigenti e assicurando che il dibattito pubblico sia autorevole e indipendente». Insomma, chi si oppone al nuovo San Siro chiede che vengano garantiti sia il referendum sia il dibattito pubblico. Di quest’ultimo si discuterà martedì in un incontro a Roma, per fare il punto con la Commissione nazionale preposta. La consultazione dovrebbe partire la prima settimana di settembre, se non ci saranno intoppi e se le squadre consegneranno il dossier di progetto sulla loro nuova casa e su ciò che diventerà tutta la zona intorno.
Da parte nostra i referendum proposti da Bonessa e Mariani non avevano nessuna probabilità di successo per l’impossibilità raggiungere il quorum del 50% dei votanti dell'ultima elezione amministrativa.
Inoltre se gli ancora pendenti ricorsi al TAR andranno a sentenza dopo un risultato favorevole a Palazzo Marino del famigerato “Dibattito Pubblico”, pensiamo senza essere accusati di “Cassandre” che saranno inesorabilmente rigettati.
A questo punto senza azioni fattibili e legali da parte dei Comitati Cittadini i Club inizieranno il loro sconsiderato piano di abbattimento del Meazza.
Milano 24 Luglio 2022
La Redazione
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