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    SALVIAMO SAN SIRO

    Per dire "No" all’ abbattimento e alla cementificazione del quartiere, ma "SI" alla sua eventuale ristrutturazione che comprenda la riqualificazione dell' area con spazi dedicati ai giovani, allo sport, al verde comune e che allo stesso tempo ne venga mantenuta l' identità
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il grande bluff dello stadio di inter e Milan


Oggi Vi proponiamo l'articolo di Gianfranco Turano (L'Espresso 12 Marzo 2023) che riassume quest'ultima fase del "Nuovo Stadio di Inter e Milan" dove vengono evidenziate le strategie speculative immobiliari che i Club stanno mettendo in atto alle spese dei Cittadini per risolvere le loro problematiche finanziarie.

 

Non si sa chi ha vinto ma si sa chi avrebbe perso. Nella sit­com sul nuovo stadio di Inter e Milan a quanto si leg­ge, lo sconfitto certo sarebb, e il sindaco di Milano Beppe Sala, che rischia di trovarsi con la cattedrale di San Siro abbandonata dai due club e destinata a una decadenza cer­ta. Per capire chi bluffa a un tavolo da poker bisogna vedere tut­te le carte.
Forse Sala ha poco in mano. Ma Steven Zhang dell'In­ter e Jerry Cardinale del Milan, al momento, non hanno neanche una coppia svestita.

Le alternative delle due società, che hanno deciso di procedere da sole nella ricerca di un'area edificabile presentano una tale quantità di incertezze da spostare alle calende greche la posa della pri­ma pietra.

I
niziamo dalla squadra del cuore del sin­daco. L'Internazionale Fc ha fatto sapere di avere individuato un'area nella zona sudo­vest dell'hinterland milanese tra i comuni di Assago e Rozzano. L'idea sembra splendida. Nella zona le infrastrutture abbonda­no. Ci sono la tangenziale est, l'Autofiori Milano-Genova e la linea della metropoli­tana verde (MM2) a servizio del Forum di Assago, casa dell'Olimpia basket.

Visto più da vicino l'entusiasmo si spegne presto. L'area (1.1 milioni di mq) è in par­te all'interno del Parco agricolo Sud, come dichiarano i documenti della proprietaria Infrafin, controllata da Bastogi, Brioschi sviluppo immobiliare e Cantabo, tutte del­la famiglia Cabassi  guidata da Matteo Giuseppe, erede di Pino "el sabiunat".

Sull'area esiste già il progetto Milanofiori Sud Rozzano, gemello di Milanofiori Nord che ricade nel territorio di Assago e che è già in fase avanzata di realizzazione.

Sui terreni di Rozzano aveva già messo gli occhi, quasi vent'anni fa. l'allora presiden­te dell'inter Massimo Moratti.
Non se n'e­ra fatto niente perché dal punto di vista politico-amministrativo c'è una battaglia che dura da anni.
L'ultima sentenza
del Tar, nell'aprile 2018, ha bocciato il ricor­so congiunto di Infrafin e del Comune di Rozzano, guidato dalla sindaca Pd Barbara Agogliati, e ha ridotto le potenzialità edifi­catorie in modo significativo dai 310 mila metri quadrati del masterplan originale, steso con il contributo qualificato dell'an­tropologo francese Marc Augé in modo da «salvaguardare la fauna locale» e «conci­liare vocazione agricola e abitativa».
Cin­que anni dopo il verdetto del Tar, Rozzano é passato a una giunta guidata dal forzista Giovanni Ferretti  De Luca, entusiasta dei progetto stadio.
P
ochi mesi dopo avere perso la corsa al Comune Agogliati è stata as­sunta dal gruppo di Beniamino Gavio, che ha in concessione l'autostrada Milano Fiori e non può che vedere con favore un aumen­to di traffico nell'area.
Questo non le impe­disce di essere consigliera delegata alle reti sportive e alle periferie della città metropo­litana.

Anche il Milan, oltre all'ipotesi problema­tica dell'ex Falck di Sesto San Giovanni, ha pensato a due aree incluse nel Parco Sud, San Donato Milanese e l'ippodromo di La Maura. Questa area appartiene a Snaitech, il colosso delle scommesse che è stato ac­quisito dai britannici di Playtech. L'ex Snai ha adottato una formula che ricorda quella di Tor di Valle a Roma, un altro ippodromo.
La cessione dell'area non sarà all'Ac Milan ma alla Fmca, una società di sviluppo im­mobiliare che farebbe da project manager, un po' come Luca Parnasi a Tor di Valle, possibilmente con risultati meno negativi.
Oltre allo stop chiesto dal presidente del Parco Sud Daniele Del Ben, la Maura si trova a 1,5 chilometri dal Meazza.

Fino all’ augurazione delle Olimpiadi del 2026 quella zona di Milano non può essere og­getto di interventi impattanti per questio­ni di sicurezza e di agibilità. È quindi esclu­so che il Milan ottenga via libera in tempi rapidissimi da un consiglio comunale dove i sostenitori della ristrutturazione di San Siro sono numerosi e bipartisan.

Detto della questione urbanistica, resta il problema finanziario e non é piccolo. Qual­che proiezione di costi può essere utile. Il Qatar ha speso per i sette stadi dei Mondia­li una cifra stimata fra i 6,5 e i 10 miliardi di dollari, con costi del lavoro inversamen­te proporzionali agli edili morti nei can­tieri. il nuovo White Hart Lane, realizzato per il Tottenham su progetto di Populous. gli stessi architetti della Cattedrale di San Siro, è stato inaugurato nel 2019 ed è costa­to 1 miliardo di sterline a prezzi pre-pan­dernici.
Con la corsa al rialzo delle mate­rie prime di questo periodo, il consigliere del Milan Massimo Ferrari,  l'uomo della finanza nell'organigramma WeBuild non sospetto di fanatismo ambientalista, aveva parlato di aggiornare i 700 milioni del nuovo Meazza a quota 2 miliardi di euro.    
I club milanesi, che avrebbero avuto serie difficoltà a caricarsi un investimento da l miliardo a testa, dopo la separazione consensuale lo raddoppierebbero.

È vero che con la leva finanziaria si può fare molto. Ma il prestito evocato da Cardinale avrebbe costi enormi.
I nerazzurri sono già alimentati da un finanziamento contro pegno dì Oaktree e hanno riportato una perdita di 140 milioni di euro nel 2022 mentre il Milan dei risparmi ha perso 66,5 milioni ed è in enorme difficoltà a trattenere la sua stella por­toghese Rafael Leào con un'offerta da 50 milioni lordi in cinque anni che il Chelsea dell' Unfair play è disposto raddoppiare.

Sbalorditive, sebbene condivisibili, le dichiarazioni di Cardinale ai margini di un convegno londinese la scorsa settimana quando ha tuonato contro la presenza dei fondi nel calcio, avvoltoi senza un piano industriale, dediti soltanto al mordi e fuggi.
Il compagno Jerry merita di diventare l'idolo del popolo tifoso. Basta dimenti­care che lui è al Milan grazie a un vendor loan, cioè con i soldi pre­stati dai venditore, il Fondo di investimento Elliot, e che la sua so­cietà Redbird è, a sua volta, un fondo di investimento.


Gianfranco Turano - L'Espresso 12 Marzo 2023



 

Milano 13 Marzo 2023

 

 

La Redazione

 

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