Nuovo stadio a San Siro, il quartiere contro Inter e Milan: troppo cemento

Municipio 7, la presentazione ai residenti del futuro Meazza bis da parte dei dirigenti dei due club. Contestato il progetto: «Vogliamo più verde, questa è soltanto una speculazione edilizia». La replica: «Siamo qui per aprire un dialogo»

Basta una manciata di chilometri ai vertici di Milan e Inter per ritrovarsi a giocare «fuori casa» la partita strategicamente più importante, almeno in ottica futura. San Siro, inteso come residenti del quartiere, si ribella all’idea di dire addio al Meazza. E soprattutto a (quasi) ogni ipotesi di nuovo stadio. La coreografica presentazione dei concept del Meazza bis, nell’affollato «parlamentino» del Municipio 7, riceve tutt’altra accoglienza rispetto alla presentazione ufficiale di un paio di settimane fa al Politecnico. All’ad interista Alessandro Antonello e al presidente rossonero Paolo Scaroni, accompagnati dai rispettivi responsabili del piano per una nuova arena, basta la prima occhiata in sala per capire che la serata di assemblea pubblica organizzata dal presidente di zona, Marco Bestetti, sarà un assedio. Abbondano i cartelli, e sono a senso unico: «No cementificazione per ripianare i bilanci delle squadre», «No allo stadio davanti alle case» e via di questo passo.

                                                      

Municipio 7 Presentazione Inter e Milan ai Residenti

 


*Tutti i Filmati sono stati prodotti e resi pubblici da Fanpage Milano*

Il tifo è caldo. I duecento che a fatica trovano posto sono tutti inferociti all’idea di un quartiere che — sostengono — uscirà «stravolto» dall’operazione da 1,2 miliardi di euro. E chi prova a ricordare le perplessità simili che hanno accompagnato altri recenti progetti urbanistici, da Porta Nuova a Citylife, finisce sommerso dai fischi. Anche le slide raccontate dai vertici dei club non convincono. A niente serve parlare di «più servizi e comfort per tifosi e cittadini». Quando poi Scaroni parla dell’«amore» per il Meazza, descrivendo però l’area come una «landa desolata» tra una partita e l’altra, la rabbia dei residenti si manifesta con «buu» da curva ultrà. «I due progetti non sono assolutamente definitivi — precisa poi Antonello —. Il nostro non vuole essere un monologo: vogliamo ascoltare i pareri e i suggerimenti».

«Parlate solo delle esigenze dei tifosi, ma noi residenti da chi siamo tutelati? Questa è un’operazione di speculazione edilizia, una colata di cemento sul quartiere». Gli abitanti di San Siro hanno le idee chiare: ristrutturare il Meazza è la via maestra, al massimo si potrebbe prendere in considerazione il progetto (scartata dalle società) a firma di Stefano Boeri che «avrebbe ricevuto sicuramente meno resistenze perché l’impianto è più lontano dalle case», segnala Patrizia Binda. Il nome dell’archistar del Bosco Verticale risuona più volte. Tanto che alla fine Antonello è costretto a chiarire i motivi dell’esclusione. Il progetto non avrebbe rispettato le indicazioni dei club: «La vicinanza all’area di sicurezza dell’attuale stadio, con ripercussioni sull’afflusso e deflusso dei tifosi durante i lavori sulla nuova arena e lo spostamento del tunnel Patroclo che lo renderebbe inutilizzabile ai mezzi di cantiere come invece avevamo immaginato per ridurre l’invasività». E costruire sopra la galleria, per allontanare il futuro Meazza bis dalle case, «è impossibile per le normative antiterrorismo».

Per il resto le lamentele riguardano la viabilità che «collasserebbe» alla prova di un distretto aperto 365 giorni l’anno, il verde «non tutelato», l’inquinamento acustico. «Cercheremo di recepire le vostre osservazioni — prova a concludere Antonello —. Non siamo qui a imporre nulla ma a sentire le vostre esigenze, e farle nostre per aiutare ad aggiustare il progetto». Conclude il padrone di casa Bestetti: «Speriamo che questo incontro sia l’inizio di un percorso di dialogo tra i club e la città».

di Pierpaolo Lio e La Redazione

 

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