Stefano Boeri che ha raccontato del doppio progetto che prevedeva da una parte lo stadio bosco del Milan a La Maura, dall’altra la riqualificazione del Meazza con un grande parco in piazzale Axum. «Progetto accolto bene dai rossoneri, bloccato dalle proteste dei cittadini»
Usando le parole di Enrico Fedrighini: "Ci riprovano. L'obiettivo è sempre Milano. La pantomima sullo stadio è arrivata alle battute finali. Ma alla Maura non passeranno, nemmeno inventando un boschetto verticale con cementificazione orizzontale..."
Per i nostri lettori qui di seguito l'intervista di Maurizio Gannattasio a Stefano Boeri.
Inter e Milan in fuga. Non solo in campionato, ma anche da Milano. La città di San Siro rischia di restare orfana dei due club.
Il Milan lavora al suo nuovo impianto a San Donato, l’Inter ha appena fatto il primo passo per Rozzano. Eppure c’è uno stadio che nessuno ha voluto vedere e che avrebbe potuto evitare la «morte» del Meazza: il progetto firmato da Stefano Boeri che da una parte prevedeva lo stadio bosco del Milan a La Maura con la restituzione alla città di più di 400mila metri quadrati di verde ora chiusi da un muro, dall’altra la riqualificazione del Meazza con la realizzazione di un grande parco in piazzale Axum dove ora c’è una spianata di cemento. Non se n’è fatto nulla. Soffocato in culla dalle proteste ambientaliste.
«C’è stata una levata di scudi un po’ pregiudiziale e che in parte capisco, perché la legge sugli stadi suscita giustamente una serie di perplessità e di timori, ossia che tramite i nuovi stadi si facciano gigantesche speculazioni. Ma credo che la nostra proposta fosse valida sia dal punto di vista ambientale che urbanistico».
Perché? Si andava a toccare un’area tutelata del Parco Sud.
«Perché il progetto riguardava solo la parte Nord de La Maura, già destinata ad attrezzature sportive e coinvolgeva anche il Meazza».
Si è sempre e solo parlato di La Maura, mai del Meazza.
«Ho sempre pensato che non si possa disgiungere il destino di una squadra dall’altra. Se decidono di non restare nello stesso stadio devono comunque dialogare: ciò che fa l’una incide sull’altra. Il nostro progetto nasce dall’ipotesi che le due squadre restino entrambe a Milano e a San Siro, anche se in due luoghi diversi del quartiere. Il Milan a La Maura, nell’area più a Nord dove c’è una pista di allenamento dei cavalli e c’è già una tribuna per i concerti. L’Inter in un Meazza riqualificato e con un intervento molto importante su piazzale Axum».
Cosa si prevedeva per il Meazza?
«Dei 98mila metri quadrati del progetto del nuovo stadio confermati dal dibattito pubblico, 74mila avevamo proposto andassero a La Maura. I restanti 24mila restavano al Meazza allo scopo di aggiungere al vecchio stadio, nel lato verso piazzale Axum, un grande spazio ricettivo e commerciale, con il museo dell’Inter e le funzioni necessarie per ospitare i grandi eventi. Verso via Piccolomini si abbatteva il muro e si creava un altro volume ad uso ricettivo, che oltretutto avrebbe avuto la funzione di filtro acustico per chi andrà ad abitare nel nuovo quartiere dell’ex Trotto. Ma la cosa più importante era un’altra».
Quale?
«Grazie agli oneri di urbanizzazione ricavati dal nuovo stadio a La Maura, si potrebbe intervenire su piazzale Axum per realizzare 130mila metri quadrati di verde e parco pubblico (una minima parte coprente i necessari parcheggi interrati); invece che una spianata di cemento vuota sette giorni su sette, pericolosa e disperata, si potrebbe regalare un nuovo parco al quartiere e soprattutto alle case popolari che affacciano su via Harar».
Torniamo a La Maura. Cosa prevedeva il progetto?
«Il nuovo stadio bosco avrebbe occupato nel sito circa 78mila metri quadri, mentre altri 17mila sarebbero stati occupati da uffici, un museo del Milan e il flagship store e funzioni commerciale. Ma tutto il resto de La Maura, più di 570mila metri quadrati di verde, sarebbero stati trasformati in un grande Parco della Biodiversità, con cavalli, fattorie didattiche e boschi, sarebbe stato ridato alla città e soprattutto aperto al pubblico. Adesso è circondato da un muro alto tre metri».
A chi aveva presentato il progetto?
«Al Milan che sembrava interessato, e ovviamente avevo informato Comune e Regione. Poi non ho insistito perché non è questo il mio ruolo, non sono uno sviluppatore immobiliare. Tutti sapevano che il progetto c’era ed era a disposizione».
Cosa vorrebbe dire agli ambientalisti?
«Il progetto dal punto di vista ambientale rispondeva a un criterio di totale compensazione, ma in più regalava due nuovi parchi alla città. Non uno, due parchi, con due stadi che diventavano nuovi e con due squadre che rimanendo a San Siro non dovevano neanche cambiare il brand: Ac Milan a San Siro (Maura) e Fc Inter a San Siro (Meazza). Inoltre, evitando la demolizione del Meazza, che dubito seriamente possa vivere senza calcio, si sarebbe evitato un enorme danno ambientale».
Rimpianti?
«No, ma ci tengo a rendere pubblica questa idea; a volte le idee utili rinascono, anche senza i loro autori ».
Conosciamo la tecnica: tanti bei RENDERING con tante BALLE !
Milano 16 Settembre 2023
La Redazione