Il nuovo collegio dei garanti BOCCIA i quesiti referendari proposti dal comitato che vorrebbe salvare il Meazza, nonostante i promotori avessero vinto in Tribunale. Così Sala ora si gioca tutto il 14 Marzo e spera che venga rivisto dalla sovrintendenza regionale della Lombardia il VINCOLO sul secondo anello, così procedere all' abbattimento del Meazza e alla costruzione del mostruoso piano edilizio di Inter e Milan.
Lo ha stabilito il collegio dei garanti del Comune di Milano (presidente Paola Belloli, con Marco Luigi Di Tolle ed Edoardo Raffiotta), ribadendo di fatto una decisione già presa (quando però i garanti erano altri), dopo che il Tribunale aveva dato ragione al Comitato referendario. Questo aveva fatto ricorso lamentando di non essere stato coinvolto a dovere prima della decisione dei garanti. Il nuovo collegio lo ha riascoltato, ma non ha cambiato la decisione.
In sostanza: "Non è possibile effettuare un referendum abrogativo della delibera della giunta di Milano con cui, a novembre 2021, si ribadiva il pubblico interesse all'abbattimento dello stadio di San Siro per costruirne un altro a fianco: quella delibera sarebbe infatti superata dal corso degli eventi, anche se di per sé è formalmente in vigore e "in astratto idonea" al referendum.
Per quanto riguarda il secondo quesito referendario, questa volta propositivo, esso si fonda sulla salvaguardia del Meazza: ma questa è già 'assicurata' dalla decisione della Sovrintendenza, secondo cui nel 2025 lo stadio milanese potrà essere vincolato."
Delibera già 'abrogata di fatto'
Secondo i garanti, dopo la delibera di pubblico interesse si è svolto il 'dibattito pubblico' sullo stadio, le cui conclusioni sono state recepite a gennaio 2023, con una delibera di giunta e una determina dirigenziale che hanno indicato "tante e tali modifiche e integrazioni" da comportare l'abbandono dei progetti precedenti. Ancora più esplicitamente, le decisioni di gennaio 2023, dopo il 'dibattito pubblico' sullo stadio, avrebbero già "abrogato di fatto" la delibera che si vorrebbe abrogare per referendum. Solo a margine, i garanti notano che il quesito abrogativo investirebbe anche tematiche di competenza statale e non comunale.
Ma il Comitato aveva presentato anche un referendum propositivo. Bocciato anche questo, per due ragioni.
1) La prima è che il presupposto principale (cioè salvare il Meazza dall'abbattimento) è venuto meno, visto che, secondo la sovrintendenza regionale della Lombardia, il secondo anello dello stadio ha tutte le carte in regola per essere tutelato a partire dal 2025 (al 70esimo anno dalla realizzazione), e per giunta la tribuna ovest è stata definita 'archivio esposto', per le targhe che documentano i successi di Milan e Inter. Insomma, a salvaguardare il Meazza ci penserebbe già la dichiarazione della sovrintendenza.
Facciamo notare ai nostri lettori che la decisione definitiva NON è ancora stata presa e lo sarà solo il 14 Marzo, per cui questa ragione NON è da ritenersi valida.
2) L'altra ragione per cui i garanti hanno nuovamente bocciato anche il referendum propositivo risiede nelle valutazioni di 'fattibilità tecnica e contabile' da parte delle varie direzioni comunali. Qui va premesso un punto: il giudice civile aveva 'bacchettato' i garanti, affermando che avevano tenuto troppo in conto le valutazioni delle direzioni, anche quando, come nel caso della direzione Rigenerazione urbana, avrebbero fatto osservazioni non esattamente contabili o tecniche, ma CONDIZIONATE dai rapporti con Milan e Inter.
Visti i fatti riteniamo che anche questa ragione non sia valida.
I pareri delle direzioni
Per i garanti, tuttavia, le osservazioni delle varie direzioni sono comunque importanti; e alcune di esse convergono in ricadute negative sul bilancio comunale, in caso di vittoria del referendum propositivo.
Il collegio dei garanti cita ad esempio il parere della direzione Sport, secondo cui i costi di mantenimento del Meazza (5 milioni all'anno di gestione straordinaria) non potrebbero essere sostenuti dal Comune di Milano. E cita sempre la direzione Rigenerazione urbana, secondo cui l'eventuale ristrutturazione del Meazza, proposta dal Comitato referendario con il quesito propositivo, comporterebbe riduzione della capienza per 6 anni di lavori, e per di più con la necessità di reperire finanziamenti pubblici che invece non sarebbero necessari per la costruzione di un nuovo stadio, giacché in questo caso i costi se li accollerebbero i due club. I quali, sottolineava la direzione Rigenerazione urbana, "ritengono la realizzazione di una nuova struttura l'unico scenario possibile". La stessa direzione riteneva poi che "un impianto così vetusto, anche se ristrutturato, non potrebbe garantire prestazioni equivalenti a quelle di un impianto di nuova generazione".
CONDIVIDIAMO pienamente il commento di Carlo Monguzzi, capogruppo di Europa Verde a Palazzo Marino, da sempre contrario ad abbattere San Siro. "Secondo i garanti - dice - la delibera di giunta del 2023 è diversa da quella del 2021 su cui è stato chiesto il referendum abrogativo, e per di più su quella delibera le squadre non hanno mai manifestato interesse, quindi non c'è alcun motivo di fare il referendum.
Cioè il problema stadio non esiste. Ma se così fosse perché il comune ha fatto ricorso sul vincolo della Soprintendenza contro l'abbattimento del Meazza?", in realtà, "le squadre furbescamente non dicono nulla fino al 14 marzo quando il Tar deciderà sul vincolo: se verrà tolto, il Meazza verrà abbattuto e costruito di fianco il nuovo stadio, il centro commerciale e compagnia bella.
È sconfortante che il Comune abbia fatto un dibattito pubblico farlocco, abbia di fatto non consentito ai cittadini di esprimersi col referendum, sia ricorso contro il vincolo che tutelava l'ambiente.
Per un Comune verde e di sinistra un bel record".
Milano 30 Dicembre 2024
La Redazione