San Siro al Tramonto

                                                                                                                                                                   

Eccoci, cari lettori, all' ennesimo teatrino che va in scena da CINQUE lunghissimi anni: il conflitto  tra l’interesse pubblico, che dovrebbe assomigliare a qualcosa di eco-sostenibile, e l’interesse privato, che brama solo sacchi di soldi e un po’ di terreno da consumare, come se non ci fosse un domani.


GLI ATTORI



1) Inter e Milan e il Ministro


Dopo l’ultimo “importante” incontro del 22 ottobre, dove il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha incontrato i rappresentanti delle due nobili compagini calcistiche (che di sicuro hanno fatto un piano perfetto per il futuro) e il ministro della cultura Alessandro Giuli, abbiamo scoperto che il nuovo stadio sorgerà nell’area di San Siro.
Le alternative, come Rozzano e San Donato, sono state gentilmente accantonate, perché chi ha tempo per ristrutturare quando si può buttare giù e ricostruire? A quanto pare, resterà giusto un pezzo della storica struttura, come un trofeo da esibire, a dimostrazione che un tempo c’era li qualcosa di significativo.

 
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Il Sindaco Giuseppe Sala

Ah, il nostro amato Sindaco, sempre pronto a ballare al ritmo delle strategie di Inter e Milan! Ieri, in un’affascinante cerimonia al Famedio del Cimitero Monumentale (perché sì, è un grande onore per i nostri defunti sapere che si parla di stadi), Sala ha comunicato che la valutazione del prezzo fatto dall' Agenzia delle Entrate che riguarda San Siro e delle aree adiacenti è finalmente arrivata, ma... sorpresa! Non può rivelarla.
Una bella mossa da mago del mistero. D’altronde, “abbiamo fatto quello che le squadre ci hanno chiesto”, dice lui. Sì, perché la sua agenda politica sembra seguire il calciomercato piuttosto che il bene pubblico.



3) Il Consiglio Comunale


Enrico FedrighiniNel Consiglio, però, qualcuno ha deciso di mettere un freno a questa corsa verso il consumo di suolo, proponendo un bando pubblico per ristrutturare il Meazza. Sì, esatto! Perché quando la situazione si fa incerta, è sempre meglio tornare al piano iniziale, come una sceneggiatura che non sa quale finale dare.
Enrico Fedrighini, uno dei pochi a mantenere la rotta, ci fa sapere che è tempo che il Consiglio comunale smetta di osservare passivamente il teatrino e prenda in mano le redini della situazione.
Una delibera d’indirizzo? Finalmente qualcuno che non si lascia incantare dai sogni di grandezza dei club!

 

PER  MEGLIO VALUTARE LA SITUAZIONE VI ALLEGHIAMO L’ARTICOLO INTEGRALE DI FEDERICA VENNI SU REPUBBLICA MILANO DEL 01 NOVEMBRE 2024.

L’ultimo tassello per riattivare il percorso verso il San Siro bis è arrivato e adesso, forse, cadranno anche gli alibi per temporeggiare.

L’Agenzia delle Entrate ha inviato al Comune la tanto attesa valutazione della Scala del calcio: una cifra che, secondo le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni, si aggira intorno ai 200 milioni. Probabilmente qualcosa in più.

L’importo esatto si saprà ufficialmente quando Inter e Milan porteranno negli uffici di Palazzo Marino la manifestazione d’interesse per l’acquisto del Meazza e delle aree adiacenti dove dovrebbero costruire il nuovo stadio.

Con questo documento in mano, che sarà confezionato la prossima settimana, il Comune comunicherà nero su bianco anche il prezzo dell’operazione.
Nulla è scontato in una vicenda che dura ormai da cinque anni tra veti del Consiglio comunale e dei cittadini, passi indietro delle squadre, giravolte di ogni tipo. Nemmeno la stesura della manifestazione d’interesse sta andando liscia: la consegna, già prevista nei giorni scorsi, è stata rimandata alla prossima settimana.

Motivo? I club fanno fatica a mettersi d’accordo sul testo: di mezzo pare ci sia una sorta di “clausola San Donato” che il Milan vuole infilare per lasciarsi aperta la strada di un proprio stadio fuori Milano.
Del resto il presidente rossonero Paolo Scaroni lo ripete da mesi come un mantra: tornare all’idea del 2019 con un nuovo impianto accanto alle vestigia del vecchio (di cui rimarrebbe solo una parte del secondo anello) piace tanto, ma il piano San Donato resta in piedi.

Se sia un bluff o meno (sono ormai in tanti a optare per la prima ipotesi) lo si vedrà nei prossimi mesi.

Quello con Palazzo Marino, tra l’altro, non è l’unico incontro della settimana che è saltato: il sindaco di San Donato Francesco Squeri aveva chiesto di vedere i vertici del Milan per capire se e come andare avanti sull’accordo di programma già avviato. Squeri, che deve rendere conto ai suoi cittadini dei soldi e del tempo speso dietro al progetto dell’arena rossonera, sta facendo preparare ai suoi uffici una lettera di rivalsa che chiede al club di rimborsare le spese sostenute dal Comune in caso di rinuncia al piano.
Tutte carte che devono incastrarsi, dunque, per permettere al Milan di tenere il piede in due scarpe.

Per l’Inter il discorso è un po’ diverso perché i nerazzurri sono ben più decisi dei cugini a rimanere a Milano, con un progetto, quello su Rozzano, che è ufficiosamente tramontato da un pezzo.
Torniamo quindi su San Siro, per capire  quali potrebbero essere i tempi di una decisione definitiva.
Una volta presentata la manifestazione d’interesse, con il prezzo del Meazza fare i conti.

Ma per avere l’idea precisa di quanto dovranno sborsare per portare a casa l’operazione San Siro bis, serve  rivedere il vecchio progetto della Cattedrale, perché il piano di fattibilità economico  finanziaria presentato allora non va più bene nel nuovo contesto.
Qui, poi, si aprono due strade: o si decide di restare nella procedura avviata cinque anni fa, o se ne intraprende una nuova.

Modifiche alla mano, il Comune dovrà poi riaprire la conferenza dei servizi per aggiornarla. Per mettere insieme tutti questi passaggi, al netto di imprevisti, ci vorranno almeno sei mesi.
A essere ottimisti, dunque, Inter e Milan diranno se comprano o no San Siro non prima dell’estate del 2025.
Un tempo in cui può succedere di tutto, come è ormai abituato a vedere chi segue, anche da lontano, la soap opera sportiva di Milano.

     di Federica Venni  Repubblica Milano 01 Novembre 2024

POI, PARLANDO DI SOLDI ........

Il proprietario del Milan Gerry Cardinale dovrà restituire nell’agosto del 2025, tramite RedBird Capital, circa 700 milioni di euro a Elliott: si tratta dell’importo – interessi compresi – del vendor loan finanziato dal fondo statunitense, uno strumento che aveva supportato il leverage buyout del club rossonero. In questa operazione gli interessi sono di tipo Pik, cumulati e pagabili alla scadenza.

Nella comunità finanziaria – scrive Il Sole 24 Ore nella sua edizione odierna – sono tre le strade che vengono ipotizzate per venire incontro alla “deadline”.

  1. La prima sarebbe il riscadenziamento del prestito per almeno un altro anno con lo stesso fondo Elliott.
  2. Come seconda strada percorribile, altri grandi credit fund americaniper un rifinanziamento del prestito.
    Queste due opzioni si vanno però a scontrare con un inevitabile aumento del prestito, a causa di interessi sempre più elevati.
  3. C’è quindi la terza opzione, che già era stata sondata mesi fa, e riguarda la cessione di una minoranza del Milan a degli investitori, che potrebbero essere posizionati nell’area del Golfo Persico. Per il momento è da escludere invece un bond da parte del Milan, che andrebbe a indebitare direttamente la società rossonera.



In sintesi, il futuro di San Siro sembra essere una misera guerra di parole tra chi sogna stadi lucenti e chi preferirebbe non vedere il proprio patrimonio culturale ridotto a un ammasso di mattoni e soldi (che al momento sono pochi).
E il Sindaco? Beh, è solo il direttore d’orchestra di questo caos, pronto a cambiare spartito non appena i calciatori lo richiamano!
 
 
 
 
 
 
 
 
Milano 03 Ottobre 2024
 
 
 
 

La Redazione

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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