
Dalla notte della vergogna alla demolizione di San Siro : la cronaca delle tappe che porteranno all’abbattimento del Meazza e l’analisi del collasso politico del PD ambrosiano. Un racconto passo dopo passo della svendita della città.
“Non si sta demolendo solo uno stadio. Si sta demolendo un’idea di città.”
Alle 3.44 del 30 settembre 2025 il Consiglio comunale approva la delibera che dà via libera alla vendita di San Siro ai fondi che controllano Inter e Milan. Una manovra politica studiata per abbassare il numero legale e far passare la svendita: un’operazione che consegna la città a interessi anonimi e finanziari. Una delibera approvata in notturna, con l’aiuto decisivo di Forza Italia e Letizia Moratti. Il risultato: via libera a una speculazione da 1,3 miliardi che prevede stadio nuovo + quartiere privato di uffici, hotel e centri commerciali. Delibera Vendita San Siro 29 Settembre 2025 - Come hanno votato i consiglieri di Palazzo Marino Qui sotto la timeline essenziale: ogni tappa è un mattone nel muro che porterà alla cancellazione fisica e simbolica di San Siro. Scadenza per il perfezionamento dell’acquisto. Se il Meazza fosse restato pubblico, la Soprintendenza avrebbe potuto vincolare il secondo anello impedendo l’abbattimento. Per questo la delibera è stata forzata. Il Meazza ospiterà la cerimonia di apertura. Nel frattempo Manica e Foster+Partners svilupperanno il progetto del nuovo stadio da 71.500 posti. Ma il vero obiettivo rimane la rigenerazione immobiliare attorno all’impianto. I lavori inizieranno nell’area dei parcheggi: per alcuni anni i tifosi si troveranno di fronte a due impianti fianco a fianco, mentre il tunnel Patroclo sarà spostato. Dopo circa quattro anni di lavori, prevista l’inaugurazione. Nello stesso anno inizierà lo smantellamento del Meazza. La demolizione procederà dall’alto verso il basso. Alla fine resterà in piedi solo un angolo sud-est: la tribuna arancio e una parte della Curva Sud, reliquie di una città privatizzata. Se i tempi saranno rispettati, il nuovo impianto entrerà tra le sedi dell’Europeo Italia–Turchia. Una vetrina politico-mediatica per un’operazione nata come speculazione. Valore stimato dell’operazione: 1,3 miliardi. Capienza nuovo stadio: 71.500 posti. Periodo stimato demolizione: 2031–2032. Non è stato un incidente. Il voto del 30 settembre, sommato al Salva-Milano del 10 febbraio 2025, racconta la trasformazione del PD milanese in un braccio operativo del capitale immobiliare. “Andare altrove è stato un bluff: le squadre non hanno i soldi per farsi uno stadio nuovo senza i diritti edificatori regalati dal Comune.” Pochi giorni prima del voto sulla vendita di San Siro, il 24 settembre, il TAR della Lombardia ha annullato la delibera del Comune di San Donato Milanese che autorizzava la costruzione del nuovo stadio del Milan. Molti consiglieri hanno preferito le «briciole» di emendamenti sociali piuttosto che fermare l’operazione. Le promesse di "spruzzatine sociali" sono state confezioni di facciata: non vincolanti e facilmente invalidate dal meccanismo del canguro nella conferenza di servizi. La delibera del 30 settembre ha scoperchiato una verità scomoda: la sinistra cittadina, rappresentata dal PD, ha perso la capacità di essere campo politico del conflitto sociale. È diventata classe dirigente collusa con la finanza internazionale. Il risultato è un vuoto rappresentativo in cui rimangono i comitati, i movimenti, gli ambientalisti e pochi dissidenti interni al partito. La situazione non è completamente senza speranza: se i soggetti politici che rifiutano l’accordo sapranno creare una piattaforma comune, potrebbero rimettere al centro la tutela del bene pubblico. Ma servono strategie chiare: un programma di ristrutturazione fattibile, alleanze ampie, campagne di opinione pubblica e pressioni legali efficaci. La demolizione di San Siro è il simbolo di una città che ha anteposto il profitto alla comunità. La notte della vergogna
Le tappe dell’abbattimento del Meazza — Cronologia
La politica che ha permesso tutto — Il ruolo del PD e di Palazzo Marino
Nessuna autocritica, tante giustificazioni: il Meazza "non è a norma", "le squadre andranno via" — il Milan a San Donato e l'Inter a Cormano — argomentazioni ripetute senza sostanza (Vedi: Il Grande Bluff).La sententenza del TAR tenuta nascosta
Una decisione già notificata alle parti interessate, compresi i legali delle società e dei fondi immobiliari coinvolti. Nonostante ciò, né il Sindaco Sala né la sua vice Scavuzzo hanno informato il Consiglio comunale di una sentenza che smentiva la principale giustificazione usata per accelerare la delibera: la minaccia che le squadre potessero trasferirsi altrove.
In realtà, dopo la decisione del TAR, il progetto alternativo di San Donato era giuridicamente bloccato, e nessuna società sportiva avrebbe potuto costruire un nuovo stadio.
La giunta ha dunque taciuto un’informazione determinante per orientare il voto, scegliendo di procedere comunque alla svendita di un bene pubblico sulla base di un presupposto già caduto.
Un atto politico grave, che conferma un metodo: decidere prima, informare (forse) dopo. Cosa resterà della sinistra a Milano?
Possibili scenari e prospettive
Qui potete trovare i riferimenti per le azioni legali attualmente in essere: APPELLO PER RICORSO AL TAR 3.10.2025-2 per Residenti Zona San Siro e NonAnalisi finale
La sinistra milanese ha scelto di allinearsi al Sistema Milano, rinunciando al conflitto con il capitale.
Se non si radicalizzerà una risposta civica e politica, il futuro sarà fatto di grattacieli e centri commerciali, con poco spazio per la democrazia urbana.
Milano 09 Ottobre 2025
La Redazione
