Riguardo l'incontro tra i Club e la Giunta del 03/12/2019 riportiamo per Intero l'articolo di Maurizio Giannattasio Corriere della Sera Milano di oggi 04/12/219
Meazza Botta e risposta tra Comune e club, confronto duro a un passo dalla rottura Milan e Inter verificheranno l’ipotesi del doppio impianto. Il sindaco: credo a un’intesa
Parte in salita la trattativa sul nuovo stadio tra Milan e Inter e il Comune anche se il sindaco Beppe Sala si dice fiducioso dell’esito finale. Il convitato di pietra resta sempre il destino del Meazza.
Palazzo Marino ha chiesto di valutare la possibilità di mantenere un San Siro «ridotto» ma sempre destinato al gioco del calcio giovanile e femminile, le due squadre si sono dette disponibili a verificare l’ipotesi ma allo stesso tempo ritengono che l’idea di due stadi uno accanto all’altro rischia di essere «un po’ stupida». Sgradevole.
E a un passo dalla rottura. È la lettura che entrambi gli attori danno del vertice di ieri in Comune nella sala Marra.
Da una parte il presidente del Milan, Paolo Scaroni e l’amministratore delegato dell’Inter, Alessandro Antonello accompagnati dai legali, dall’altra gli assessori all’Urbanistica e allo Sport, Pierfrancesco Maran e
Roberta Guaineri, insieme al direttore generale Christian Malangone e agli architetti del Comune.
Già la composizione delle squadre ha creato più di un malumore. «Noi ci siamo presentati con gli architetti, loro con gli avvocati» dicono dal Comune. «Ci aspettavamo la presenza del sindaco che in un primo momento ci era stata garantita» ribattono le squadre. È solo l’inizio. L’escalation va avanti con le squadre che «accusano» il Comune di rilasciare dichiarazioni a raffica.
La «contraccusa» di Palazzo Marino è quella di scarsa serietà. Parole che hanno fatto imbufalire Antonello e Scaroni.
Il ramoscello d’ulivo arriva con la proposta da parte di Maran e Guaineri di creare un tavolo di lavoro misto per valutare quale soluzione sia possibile per mantenere in piedi il Meazza. Le squadre rifiutano l’offerta, preferiscono fare le loro valutazioni da sole.
Si va avanti con questo balletto per più di un’ora. Anche se la minaccia di lasciare San Siro per altre località stavolta non è stata proferita. In compenso Palazzo Marino punta il dito contro il nuovo stadio che costerebbe troppo (600 milioni) rispetto ad altri impianti e con i club che rivendicano il loro ruolo di imprenditori che vogliono il meglio per i loro tifosi.
Una trattativa dura, ruvida come forse sono tutte le trattative quando ci sono in ballo cifre così importanti e «simboli» come San Siro. Che ieri si è conclusa come un nulla di fatto.
All’uscita Scaroni e Antonello lasciano aperta una porta molto ipotetica alla richiesta del Comune di mantenere un San Siro «ridotto». «L’indicazione che abbiamo avuto—ha detto Antonello —è che comunque c’è un’idea di mantenimento della superficie di San Siro sui diversi scenari.
L’obiettivo è quello ora di lavorare su queste varie ipotesi». Aggiunge che comunque è stato un incontro «utile» e «proficuo», che le squadre non si sono mai tirate indietro e che ora bisogna «capire come l’ingombro di San Siro può essere reso compatibile con l’esistenza di un altro stadio a poche centinaia di metri. Oggi c’è una delibera e ci si deve attenere alla delibera che è stata emanata».
Ma i primi a crederci poco sono proprio loro. Lo dice chiaramente Scaroni. «Parlo con beneficio d’inventario, ma uno dovrebbe spiegarmi in quale paese al mondo nella stessa area ci sono due stadi, uno vecchio e uno nuovo, uno accanto all’altro. Francamente non mi ricordo di averlo mai visto.
Poi per carità, magari essere “first” è anche bello, certe volte però magari è un po’ stupido. Non so ancora dove siamo». Aggiunge, non senza un filo d’ironia che quella del Comune è «un’ipotesi un po’, detta in termini positivi, innovativa, perché non si sono mai visti due stadi uno a cento metri dall’altro. Qualora questa ipotesi non sia percorribile, per quanto ci riguarda, il Comune si è dichiarato disponibile ad analizzare altre ipotesi che riducano l’ingombro». La valutazione sarà affidata a uno studio di ingegneria.
Dal Comune fanno notare che l’idea «un po’ stupida» non è così tanto peregrina e che in giro per il mondo esistono diverse situazioni di due stadi vicini, ma è il sindaco Sala a tirare le conclusioni con un filo d’ottimismo: «Credo si possa trovare un punto d’arrivo comune. Il passo in avanti è che le squadre faranno un’analisi tecnica sulla possibilità di mantenere San Siro. Voglio essere sicuro che non si possa salvare. Se saremo tutti convinti che salvarlo costa troppi soldi ed è una follia, ne prenderemo atto. L’altro tema per me è difendere gli interessi dei milanesi. Adesso San Siro vale 100 milioni e ogni anno incassiamo 10 milioni di affitto. Domani il patrimonio sarà zero e zero saranno i ricavi per i prossimi 32 anni.Il tema è incontrarci nel giusto mezzo». Se ne riparlerà l’anno prossimo.
Qui di seguito è riportata l'intervista a Antonello e Scaroni all' uscita di Palazzo Marino
Il Commento della Redazione
Mentre capiamo perfettamente il gioco dei Club (non ve lo spieghiamo perche siete abbastanza sgamati da intuirlo), non riusciamo a capire dove realmente va a parare Sala e la sua giunta.
E' vero che in giro per il mondo esistono diverse situazioni di due stadi vicini ma NON ESISTONO due Stadi al mondo a 100 metri l'uno dall' altro e che insieme possono ospitare più di 100 Mila persone !.
Potete leggere il nostro Articolo:SAN SIRO: I DUE STADI – UNA POTENZIALE BOMBA AD OROLOGERIA.
Siamo basiti dal fatto che gli assessori all’Urbanistica e allo Sport, Pierfrancesco Maran e Roberta Guaineri, insieme al direttore generale Christian Malangone e agli architetti del Comune non mettano sotto al naso dei Club i progetti di ristrutturazione da noi evidenziati nell' Articolo:San Siro Demolite una ad una le obiezioni dei Club sul restyling del Meazza
che costerebbero la metà di quanto dicono le squadre, i tempi sarebbero più contenuti, il campionato potrebbe continuare, i posti premium sarebbero assicurati e ugualmente verrebbero introdotti tutti i servizi e gli optional che richiedono i grandi stadi moderni.
O forse questa è una "partita" dove le vere carte sono ancora tutte coperte. Come dice Sala: Se ne riparlerà l’anno prossimo.
Milano 04/12/2019
Maurizio Giannattasio
La Redazione