Per il nuovo stadio di Milan e Inter si apre la fase due. Dopo il tira e molla sull’abbattimento o meno del glorioso San Siro e la decisione di recuperarne metà, tocca alla parte economica. Siamo solo agli inizi ma ieri l’incontro tra gli assessori al Bilancio Roberto Tasca e allo Sport Roberta Guaineri con i tecnici delle due squadre sembra essere partito con il piede giusto.

A
lmeno per quanto riguarda il riconoscimento da parte dei club del valore patrimoniale del Meazza stimato dall’Agenzia delle entrate in 100 milioni di euro e soprattutto il cambio di passo per quanto riguarda il diritto di superficie di 99 anni. Nel piano economico presentato a suo tempo da Milan e Inter le due squadre avrebbero cominciato a versare nelle casse del Comune il corrispettivo dopo aver raggiunto l’equilibrio dei conti e cioè a partire
dal trentatreesimo anno.
Invece ieri le due squadre si sono rese disponibili a pagarlo «dall’anno zero», ossia da subito. «Le squadre prevedevano di pagare dopo 32 anni per il diritto di superficie — ha detto Tasca — Noi gli abbiamo detto no, il diritto di superficie cominciate a pagarlo nel momento in cui iniziate ad avere il bene in gestione.
Quindi da subito. Anche su questo hanno capito le nostre ragioni. Vorremmo avere, anche per questioni di cassa, un flusso dall’anno zero che alimenti quello che perdiamo dall’altra parte, con 10 milioni della convenzione che oggi le squadre pagano ogni anno per l’utilizzo di San Siro».

In ogni caso non si è ancora parlato di numeri quanto — specifica Tasca — «di criteri». Nel piano originale dei due
club il Comune avrebbe incassato complessivamente 478 milioni di euro. Adesso bisognerà procedere al ricalcolo
del piano economico finanziario: «Abbiamo trovato una corrispondenza di visioni — conclude l’assessore —, le squadre hanno capito il tema dei 100 milioni: noi come Comune abbiamo un valore patrimoniale che è di 100 milioni per la proprietà del Meazza, che diventano 90 in caso di diritto di superficie, un valore che oggi noi dobbiamo trovare ripreso all’interno del piano economico e finanziario».
Insomma Un costo che dovrebbe inglobare anche il valore del vecchio San Siro, stimato dall’agenzia delle entrate in 100 milioni di euro. 
 
Il piano però dovrà essere rivisto anche per un’altra ragione: i maggiori costi che derivano dal mantenimento e dalla rifunzionalizzazione di circa metà San Siro e della realizzazione di una cittadella sport. Anche qui bisognerà capire se le funzioni sportive previste (dalla pista d’atletica alla parete per il climbing) siano aperte e gratuite per tutti e quindi considerate servizi o invece siano private. Tutte considerazioni e conti che portano al vero cuore della trattativa, ossia la questione delle volumetrie.
I club hanno previsto un indice volumetrico dello 0,63, quello che secondo loro permetterebbe l’equilibrio dei conto. Il Comune per quell’area indica un indice quasi dimezzato, pari allo 0,35 per cento. L’incontro potrebbe arrivare a metà strada.

Poi se finalmente si troverà il giusto compromesso, sarà via libera? No, non ancora perché incombe la decisione della Soprintendenza in merito al vincolo sul vecchio San siro, attesa a marzo. Un progetto definitivo, che ottenga la dichiarazione di pubblica utilità, dovrà ovviamente tener conto di cosa si può o non si può abbattere. Di qui la necessità di procedere senza grandi clamori, almeno per un po’.

 

Milano 01/02/2020

 

La Redazione

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