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    SALVIAMO SAN SIRO

    Per dire "No" all’ abbattimento e alla cementificazione del quartiere, ma "SI" alla sua eventuale ristrutturazione che comprenda la riqualificazione dell' area con spazi dedicati ai giovani, allo sport, al verde comune e che allo stesso tempo ne venga mantenuta l' identità
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San Siro sotto attacco, consiglio comunale sotto silenzio

Consiglio comunale Milano zittito 

 

Il futuro dello stadio si decide senza trasparenza: Sala assente, audizioni bloccate, e la vendita accelera nonostante i vincoli.

 

 

Ennesimo capitolo della vicenda che ruota attorno allo stadio di San Siro e alla sua svendita (perché di questo si tratta) ai fondi che controllano Milan e Inter. Il tutto si è consumato tra un sindaco assente, una trasparenza sempre più opaca e istituzioni che sembrano avere un solo obiettivo: togliersi di torno il “problema Meazza” il più in fretta possibile, vincoli o non vincoli.

Un sindaco fantasma e un’aula trasformata in teatrino

Nonostante fosse stato chiesto da più parti un suo intervento, il sindaco Beppe Sala non si è presentato in aula per riferire sull’esito dell’avviso pubblico lanciato dal Comune per sondare eventuali altri interessati all’acquisto dello stadio. Esito, va detto, alquanto prevedibile: nessuno si è fatto avanti. Ma evidentemente, nemmeno l’assenza di alternative è ritenuta meritevole di un confronto democratico. La trasparenza amministrativa? Un lusso superfluo.

Nel frattempo, in Consiglio si è assistito all’ormai consueto siparietto tra consiglieri: da una parte Marco Mazzei (lista Sala) che lamenta un’attenzione eccessiva per San Siro – come se un simbolo mondiale della città fosse un fastidio da archiviare; dall’altra Michele Mardegan (Fratelli d’Italia) che difende il valore storico e architettonico del Meazza e fa notare una contraddizione tanto evidente quanto ignorata: gli ambientalisti favorevoli alla demolizione ignorano volutamente le enormi emissioni che questa comporterebbe.

Il caso Bellavia: censurato chi chiede trasparenza

Ancora più grave, però, è quanto accaduto riguardo all’audizione del dottor Gian Gaetano Bellavia, esperto in diritto dell’economia, che avrebbe dovuto relazionare in commissione consiliare sull’assetto finanziario dei fondi titolari del progetto. Un tema cruciale, che riguarda direttamente l’interesse pubblico e il futuro di un bene simbolico della città.

Ma l’audizione è stata “saltata” ben due volte. Nessuna risposta ufficiale dalla Presidenza del Consiglio comunale. Alla terza richiesta, Bellavia ha detto no: “Non si va in chiesa a dispetto dei santi”, ha commentato, rifiutando di prestarsi a quello che, ormai, appariva come un teatrino politico.

Una censura istituzionale in piena regola. E tutto questo su un tema – quello della trasparenza finanziaria – che dovrebbe essere la base di ogni trattativa seria tra enti pubblici e fondi di investimento.

San Siro è già vincolato? La verità nascosta nei dettagli (e nelle fotografie)

Intanto, sul fronte vincoli culturali, è spuntata una foto che potrebbe cambiare tutto: una pagina del Corriere d’informazione del 25 gennaio 1955 mostra chiaramente il secondo anello di San Siro già in uso, pieno di spettatori durante Inter-Fiorentina. Se è vero che l’uso pubblico certifica il completamento strutturale, il vincolo culturale per i 70 anni è già scattato da gennaio 2025.

Il Comune e la Sovrintendenza, però, sembrano voler far partire il conteggio da novembre, data formale di fine cantiere. Il perché è chiaro: anticipare la vendita e l’iter di demolizione, aggirando il vincolo storico. Peccato che il diritto non si pieghi alle necessità politiche.

Un bene pubblico sacrificato all’interesse privato

Secondo il comitato “Sì Meazza”, il vincolo è già operativo. E se così fosse, ogni atto amministrativo successivo – dall’avviso pubblico alla futura delibera di vendita – rischierebbe la nullità. Non solo lo stadio non sarebbe demolibile, ma nemmeno vendibile fino alla conclusione di una verifica da parte del Ministero dei Beni Culturali.

Tuttavia, la macchina comunale procede spedita, come se tutto fosse già deciso. Come se lo stadio fosse un ostacolo da rimuovere, e non un patrimonio da valorizzare.

Milano merita trasparenza, non trattative opache

Il Consiglio comunale del 5 maggio ha confermato ciò che temevamo: il futuro dello stadio Meazza si sta decidendo fuori dalle sedi democratiche, senza confronto, senza ascolto, e con una sconcertante subalternità dell’istituzione pubblica agli interessi privati.

Ma noi non stiamo a guardare.

Continueremo a denunciare, informare e mobilitarci finché sarà necessario.
Perché San Siro è di tutti. E non si svende.

 

 

 

 

 

 

 

Milano  06 Maggio 2025

 

 

 

 

 

 

La redazione

San Siro svenduto, Sala regista dell’ultima farsa milanese

San Siro - Giuseppe Sala

 

 

 

In quel magico regno chiamato Milano, dove il cemento cresce più in fretta dei diritti dei cittadini, Sua Maestà Giuseppe Sala si è inventato l'ultima trovata: regalare San Siro — lo storico tempio del calcio, patrimonio della città — agli amici di Inter e Milan, con la grazia di un'asta truccata da osteria.

Bando pubblico ?
Certo, purché si chiuda in 30 giorni, così che solo chi è stato avvertito per tempo (indovina chi?) possa partecipare. Gli altri? Possono sempre farsi una passeggiata nostalgica davanti allo stadio mentre viene abbattuto.

A garantire che tutto fili liscio ci pensa l'onnipresente avvocato Alberto Toffoletto, una scelta talmente neutrale che se fosse una partita di calcio, l’arbitro sarebbe il cugino del presidente di una delle squadre.

A guidare il coro dei contrari è come sempre Carlo Monguzzi (consigliere comunale di Europa Verde) che giudica «clamorosa, non sul piano della legalità ma dell’opportunità e dell’intelligenza, la nomina dell’avvocato Alberto Toffoletto ad assistente legale del Comune per portare a termine la vendita di San Siro e dintorni.
Infatti Toffoletto è stato socio di Ada Lucia De Cesaris (detta anche l'avvocata dei COSTRUTTORI, ex vicesindaco della giunta Pisapia gennaio 2013) e che attualmente è la legale di Milan e Inter.
Certo questo facilita e semplifica tutto, magari non gli interessi del Comune e dei cittadini.
Dunque si revochi subito questa nomina».. Insomma, tutto in famiglia: la Milano da Bere, anzi da Vendere.

Ma attenzione, la magia non si ferma qui. La Commissione Paesaggio, quella che dovrebbe difendere l’estetica urbana, è guidata da personaggi sotto indagine per lottizzazione abusiva.
Monguzzi, intanto, chiede «le dimissioni della nuova Commissione paesaggio del Comune».
Il motivo? Il presidente della Commissione Alessandro Ubertazzi è uno dei 26 indagati per l’ipotesi di lottizzazione abusiva nel progetto immobiliare di piazza Aspromonte, la palazzina sorta dentro un cortile che è già finita nel mirino della Procura.

Insieme a Ubertazzi, risultano indagati per lo stesso progetto anche gli altri componenti della Commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni, Dario Vanetti e Giacomo De Amicis. «Sono urgenti le dimissioni della Commissione Paesaggio o che il sindaco Giuseppe Sala, che l’ha nominata, la revochi», attacca Monguzzi.
Sono perfetti per supervisionare la distruzione del Meazza: chi meglio di loro potrebbe garantire un’urbanistica creativa?

Le voci critiche, come quella di Carlo Monguzzi, si levano forti ma restano inascoltate: denunciano un nepotismo spudorato, dove le nomine sembrano fatte più per convenienza che per competenza. Ma Sala tira dritto, con la freddezza di chi sa che il gioco è già truccato. Nessun confronto, nessun dubbio, solo una scadenza-lampo e una memoria pubblica su cui si conta che evapori in fretta: "Tra 30 giorni chi volete che se lo ricordi?"


Di seguito l'intervento di Carlo Monguzzi al consiglio di ieri 28 Aprile.


E mentre Milano perde un pezzo della sua anima, i soliti noti si preparano a contare i milioni. Loro, sì, hanno avuto tutto il tempo per presentare progetti, strategie, visioni. I cittadini? Per loro, solo i rendering in PowerPoint di un futuro senza memoria.

E vissero felici e contenti.

Loro.

 

 

 

 

 

 

 

Milano 29 Aprile 2025

 

 

 

 

 

La Redazione

San Siro svenduto: il Black Friday del patrimonio pubblico (con beffa inclusa!)

San Siro in vendita a 197 Milioni

 


Vendita dello stadio San Siro: aperta un'indagine sui danni alle casse pubbliche

Ah, Milano, la capitale dell’innovazione, della moda e… degli sconti da outlet sugli stadi pubblici!
Il Comune ha deciso di salutare il leggendario Meazza con una straordinaria offerta speciale: 197 milioni di euro per stadio e terreni annessi, con lo stadio stesso valutato alla modica cifra di 73 milioni. Un vero affare! Per chi compra, ovviamente.

L'Agenzia delle Entrate, con la precisione di chi valuta un vecchio divano su un sito di annunci, ha stabilito che il valore di San Siro andasse drasticamente ridimensionato. Perché? Beh, secondo i club, la parte “premium” dello stadio – ovvero la sua struttura storica – è intoccabile e quindi non modificabile o valorizzabile.

M
a il vero colpo di genio arriva con lo "sconto rottamazione": ben 80 milioni di euro per demolizione e bonifica.

Un gesto generoso del Comune che non solo vende sottocosto, ma decide pure di pagare di tasca propria per fare spazio ai nuovi inquilini. Un vero slancio di altruismo con soldi pubblici!

Quindi, ricapitolando: vendiamo lo stadio a un prezzo irrisorio, offriamo uno sconto gigantesco e in più paghiamo anche per abbatterlo. La beffa nella beffa, un capolavoro gestionale da manuale.

Nel frattempo, alcuni consiglieri comunali, probabilmente poco inclini alla filosofia del “tanto paga Pantalone”, osano chiedersi: "Ma non è che stiamo regalando un pezzo di storia e un patrimonio economico della città?" E dai, che esagerazione! Pensiamo al futuro: tra qualche anno potremo ammirare un bel centro commerciale (o magari un cratere vuoto), al posto di quello scomodo e inutile simbolo del calcio internazionale che era San Siro.

E mentre la Procura e forse anche la Corte dei Conti iniziano a drizzare le antenne, noi aspettiamo con ansia il prossimo saldo dell’anno: che ne dite di un bel pacchetto Duomo + Castello Sforzesco al prezzo di un garage in periferia? Con sconto rottamazione, ovviamente.

In succesione il Regionale  di oggi che parla dell stadio e dei probabili DANNI ERARIALI provocati dalla vendita di San Siro e gli interventi al Consiglio di oggi di Enrico Fedrighini, Alessandro Giungi, Carlo Monguzzi e Mariangela Padalino.

 Regionale di oggi 24 Marzo 2025.


 

Intervento di Enrico Fedrighini.



Intervento di Alessandro Giungi.




Intervento di Carlo Monguzzi.




Intervento di Mariangela Padalino.

 

 

 

Milano 24 Marzo 2025

 

 

 

La Redazione

San Siro, addio trasparenza: il Consiglio affossa il bando pubblico alla vendita dello stadio

Privato e Cittadini


Milano, la città dove il pubblico si inginocchia al privato

Il Consiglio comunale di ieri a Milano ha respinto due proposte che avrebbero impegnato la giunta a ristrutturare lo stadio di San Siro invece di venderlo a Milan e Inter, che intendono abbatterlo e costruire un nuovo impianto. Il tutto senza Bando Pubblico !

Le mozioni bocciate erano un ordine del giorno di Europa Verde (con 5 voti a favore) e una  delibera di Enrico Fedrighini e altri: (con 7 voti a favore): "Per formulazione di un bando pubblico per la ristrutturazione dello stadio Meazza"

Il sindaco Beppe Sala ha votato contro entrambe. Il dibattito è stato ritardato a lungo: l'ordine del giorno risale a un anno fa, mentre la delibera è stata proposta dopo che a novembre 2024
Sala ha illustrato l'intenzione dei club di acquistare lo stadio e le aree circostanti.

Le opposizioni hanno lasciato l’aula criticando la lentezza del processo e divisioni interne alla maggioranza.

Ma si sa, in un paese NORMALE, le scelte urbanistiche su aree pubbliche seguirebbero percorsi trasparenti. Ma Milano, si sa, ha un'interpretazione molto creativa della normalità. Così, quando si  propone una delibera per lanciare un bando pubblico sulla ristrutturazione del Meazza – un’idea pericolosamente democratica – il Consiglio comunale decide di metterci subito una pietra sopra.

Dopotutto, perché perdere tempo con trasparenza e concorrenza quando due fondi finanziari: Oaktree Capital Management (Inter), RedBird Capital Partners (Milan), possono risolvere la questione in un elegante salotto a porte chiuse?

La proposta avrebbe potuto garantire che il futuro dello stadio fosse deciso nell’interesse della città e dei cittadini. Ma niente paura! La maggioranza del Consiglio ha prontamente votato contro, dimostrando ancora una volta che le esigenze della collettività vengono dopo quelle degli investitori.

La partita del Meazza è tutt’altro che chiusa, almeno sulla carta. A livello territoriale, politico e legale, se ne continuerà a parlarne.
Nel frattempo, un noto organo vicino ai club ha espresso perfettamente la situazione: "Niente bando pubblico, niente ostacoli. Ora i club possono comprare i terreni, privatizzarli e poi farci quello che vogliono, senza fastidiosi paletti normativi a complicare i loro piani".

Insomma, il Comune ha scelto di non scegliere, lasciando campo libero ai padroni della finanza. Un colpo da maestro di quel genere di politica che preferisce il ruolo di spettatore compiacente a quello di amministratore responsabile.

E
mentre i cittadini continuano a chiedersi a chi appartenga davvero la città, la risposta diventa ogni giorno più chiara: "a chi può permetterselo !."

Di seguito gli interventi di sostegno alla delibera  :

  1. Alessandro Giungi



  2. Enrico Fedrighini



  3. Mariangela Padalino



  4. Carlo Monguzzi

 

Risultato Votazione Delibera:"Per formulazione di un bando pubblico per la ristrutturazione dello stadio Meazza"

 

 

 

   Milano 04 Marzo 2025

 

 

   La redazione

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